I nostri progetti di ricerca sono al nastro di partenza. Obiettivo principale: la relazione fra gusto e resa per ettaro dei vegetali e alimentazione degli animali per carne, latte e uova. e il ruolo dei polifenoli.
Adriano Gallevi
La trilogia, che fa parte di quel quintetto Metodo Nobile® di cui abbiamo dato notizia nella prima parte, si conclude con la descrizione di questa, per certi versi, singolare ATS. Singolare perché e a sorpresa, compare un imenottero tanto utile e tanto caro, a grandi e piccini: l’APE.
Il caso, le circostanze, non sappiamo cos’altro, ha fatto si che nel paese di LAPIO -con l’accento sulla I- (che deriva il suo nome, secondo alcuni da lapideum, cioè roccioso; ma da altri e ci piace di più ovviamente, che derivi dal Fiano, prodotto in questa terra, ovvero nell’area agricola ”Apia” (odierna Lapio), da cui risale il termine ”Apiano” e ”Apiana”, uva già conosciuta dai poeti latini.) L’etimologia di Apianum riporta alle api che, secondo la leggenda, erano e sono particolarmente attratte dalla dolcezza delle uve, dotate di un’alta percentuale di zuccheri.
Ma a qualcuno il nome Lapio, con questo api che sta in mezzo al nome, ha stimolato sicuramente l’amore e la cura di esse invogliandolo ad allevarle.
Non vado oltre: vuol dire che anche questo sarà come i Misteri di Lapio, ossia le 22 tavolate di cartapesta che raffigurano la Passione e la morte di Gesù, fatte commissionare nella seconda metà del 1700 dal principe Gaetano Filangieri e di cui non si conosce l’autore. Il che, come conclusione di questa trilogia di Via Crucis, non ci sta male…
Allora, va da sé che questa ATS non poteva non chiamarsi “NOBILAPIO” (con o senza accento sulla i). Essa nasce da un GO formato dall’azienda agricola “APICOLTURA MATTEI di Cristian MATTEI”, una società agricola che si pone come Capofila supportato da IB Anfosc, e dall’ Azienda Agricola SILANO Angelo. Inutile dire che ambedue hanno sede in Lapìo.
L’organismo scientifico che ne fa parte è l’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA BASILICATA, Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) con sede a Potenza
Conosciamo però le 2 Aziende Agricole.
1- “APICOLTURA MATTEI di Cristian MATTEI”: è nata a Lapio nella verde provincia dell’Irpinia nel 2008 riprendendo un’antica tradizione familiare risalente agli anni Cinquanta. Una tradizione che, tuttavia, permetteva già all’epoca di produrre annualmente rilevanti quantitativi di ottimi miele. Tutto è rinato quasi per gioco acquistando un piccolo sciame e di arnie per dare sfogo a quello che sembrava essere un semplice hobby alimentato però da tanta passione e voglia di fare. Poco alla volta l’azienda è iniziata a crescere permettendo di creare un brand apprezzato in tutta Italia per qualità e affidabilità. Oggi dispone di un numero considerevole di apiari dislocati tutti sul territorio del comune di Lapìo nelle località: Vallaratti, Prati, Petarielli, Conveniglie, Fontana, Petarielli.
L’apicoltura Mattei ha ricevuto, nel corso degli anni, numerosi e prestigiosi premi e precisamente: dal 2011 al 2013 il premio Giulio Piana per il miele Millefiori; il premio Città di Lazise (2° classificato); nel 2014 i premi: Roberto Franci; Miele del Sindaco a Montalcino; premio città di Lazise (1° classificato), ripetuto anche l’anno dopo; nel 2019, a Londra, in seno alla London Honey Quality Competition, ha ricevuto la medaglia d’oro per la varietà Girasole.
L’azienda è iscritta nel Registro Eccellenze Italiane 2019
2- Azienda Agricola SILANO Angelo: è ubicata in Lapio ed è estesa su una superficie totale di ettari 15.47.44 ricadenti nei comuni di Lapio e Taurasi facenti parte della Macroarea C “aree rurali intermedie”.
L’indirizzo aziendale è prevalentemente di tipo vitivinicolo.
L’azienda aderisce a piani di lotta biologica (certificata da CCPB) e commercializza già dei prodotti trasformati certificati biologici, in particolare vino, succhi di frutta d’uva, Concentrati d’uva (confetture), etc.
Il ruolo dell’azienda agricola Angelo Silano all’interno del progetto, è quello di approntare e gestire con nuove tecniche di coltivazione i propri vigneti biologici con lo scopo di favorire l’insediamento e l’adattamento delle api dell’azienda capofila Mattei, anche attraverso una diversa gestione dei trattamenti fitosanitari ed agronomici e con semine di inerbimenti melliferi.
La realizzazione di un disciplinare di produzione vitivinicola di qualità con Metodo Nobile creerà valore aggiunto alle produzioni aziendali e la ripresa di un prodotto tradizionale ormai desueto (Lambiccato), ne favorirà l’integrazione in filiere corte e nei mercati locali favorendone la diversificazione e, la creazione di nuove piccole imprese e l’occupazione.
IL PROGETTO E LE SUE FINALITA’
Il progetto che il GO, dopo varie discussioni e approfondimenti fra i partners, coordinati dal dr. Rubino, che ne è anche il Responsabile Tecnico Scientifico (RTS), ha predisposto e presentato all’approvazione, s’intitola “Confronto fra metodo Nobile® e Biologico ed effetto sul contenuto di polifenoli di vino e miele”; esso si è posto al quinto posto della graduatoria con 83 punti e con una dotazione di € 197.011,92.
Obiettivo del progetto è quello di introdurre in una azienda vitivinicola di Lapio il metodo Nobile® e di metterlo a confronto con il biologico. L’azienda, che è già biologica, utilizzerà un appezzamento poco distante dal centro aziendale dove impianterà un prato polifita e dove verranno collocate almeno trenta famiglie di api. Alla fine del ciclo produttivo l’azienda apicola produrrà il miele e quella vinicola produrrà un vino particolare, il Lambiccato, che appartiene alla tradizione di Lapio ma che è praticamente scomparso, perché i lieviti moderni non ne permettevano la produzione. Dal momento che le api trasportano particolari lieviti la cui attività cessa intorno ai 9 gradi, questa specificità potrà permettere un ritorno al Lambiccato tradizionale. Sul vino e sul miele verrà effettuata l’analisi dei polifenoli e delle relative classi, nonché un’analisi sensoriale di confronto
(Piccola digressione sul Lambiccato tratta dal racconto di un vecchio produttore di lambiccato locale:
“Il procedimento di trasformazione è semplice ma allo stesso tempo laborioso e per sommi capi qui viene descritto
Alla base vi è un telo di cotone a trama fine, ai lega agli angoli e lo si tiene sollevato al di sopra di un mastello (una volta fatto di legno), vi si versa dentro il mosto dell’uva posta a passire in cassettine di legno, per tre volte lo stesso mosto si versa nel telo, per tre volte si raccoglie nel mastello e per ogni passaggio si affatica ad attraversare il cencio e se non basta anche un quarto passaggio finché non si vedono cadere le lacrime affaticate.
Lo si poneva all’interno di bottiglie di vetro scuro e spesso nelle notti di luna crescente e lo si poneva a riposare e maturare nelle buie cantine, ben discostato dall’altro perché si rischiava di far scoppiare tutte le bottiglie.
Era poi bello stapparlo nei giorni di festa per accompagnare i dolci della tradizione, taralli con naspro, morzelletti, e altri, tutti rigorosamente secchi.”)
CONCLUSIONE
Che dire al termine di questa prima “stazione” di questa particolare, laica, via crucis nella quale Anfosc sta portando la croce del Metodo Nobile®?
Innanzitutto di aver trovato, sin dall’inizio di questo cammino, tanti, entusiasti “cirenei”, rappresentati sia dai partners agricoli, sia dalle Istituzioni Scientifiche di vario genere, che con atto di fede, all’inizio, hanno creduto nel Metodo e si stanno prestando poi, con convinzione che va oltre la fede, ad aiutare l’Associazione a portare la croce convinti che al fine non vi sarà nessun Golgota ma una Resurrezione dal pantano qualitativo nel quale sempre più sta precipitando la qualità del cibo, intesa come gusto, sapore, flavour, benessere del corpo e dello spirito.
E’ un gruppo composito questo dei cirenei, che va dalla Sicilia, toccando 8 comuni dislocati in 4 province, alla Campania, dove 2 sono le province (SA e AV) nelle quali operano i progetti che riguardano ambiti aziendali residenziali in 15 Comuni; in Sicilia sono 13 gli agricoltori-allevatori che “credono” e 7 le istituzioni che li sostengono e li illuminano lungo il cammino (il Consorzio MENO, capofila, 1 Ente scientifico, 2 trasformatori, 1 cooperativa, 1 Ente di certificazione biologica, 1 Rete di ovinicoltori); in Campania sono 17 gli agricoltori e 6 le Istituzioni scientifiche di supporto. Le materie trattate riguardano: Carne (bovina, ovina, suina), Latte, Cereali, Frutta, Uva, Uova.
Certo i mezzi finanziari messi a loro disposizione (€ 1.307.141,00 di cui circa il 30% a favore della ricerca) sono notevoli e tutti sono fermamente convinti e impegnati, affinché l’occasione non vada sprecata.
Riandando indietro nel tempo, ripensando ai primi “nobili” (12 soggetti) che hanno aperto questa via (era il 2010 e Nobilat muoveva i suoi primi passi)) ci si accorge che tanta strada è stata fatta sia in Italia che all’estero (vedi Messico, dove però corrono molto più in fretta).
Ora però che lo strumento giuridico, l’ATS è ormai una realtà per tutti i soggetti-credenti, arriva il momento dell’azione. Di quello che succederà, comunque, sarà nostra cura informarvi.