ECCO IL MODELLO DELLA ZOOTECNIA DEL FUTURO

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 Nel mondo del vino è la prassi: ciascuna azienda è in grado di produrre ed offrire vini a prezzi diversi con lo stesso vitigno. Perché non produrre latti che abbiano un diverso livello qualitativo in modo che il consumatore possa avere libertà di scelta? Ecco un esempio concreto: Ca’ Donadel.

di Adriano Gallevi

 Era da un po’ di tempo nella “gioielleria” Cà Donadel, situata a Campocroce di Mogliano Veneto, nella piatta pianura trevigiana, fra Treviso e Venezia, in Via del Molino 25, i titolari andavano alla ricerca di una perla.

Bianca la volevano, con sfumature sul giallo.

Il paragone ci è venuto spontaneo dopo la prima visita all’azienda della Società Agricola Donadel e Marangon che corre lungo il fiume Zero e poco lontano dal Terraglio, la storica strada che collega Mestre con il capoluogo della Marca.

Ca’ Donadel è il negozio che propone prodotti derivati da un’esperienza a 360 gradi nei sapori del Veneto di una volta.

La ricerca della qualità parte dalla coltivazione dei campi, passando per l’allevamento e i laboratori di trasformazione, fino alla tavola, il tutto in un’unica filiera, con semplicità, perché convinti che le cose semplici, sono più genuine e, spesso, più buone!

Con questa filosofia di vita ci devi nascere però e, infatti, la sua storia affonda le radici nel tempo passato, quando il Veneto era una regione povera e contadina, e l’unica certezza era data dalla possibilità di avere un fazzoletto di terra da lavorare dal quale con sacrificio e sudore ricavare il pane quotidiano…

Nei primi anni dell’ottocento, la famiglia Dondel, proveniente dalla zona del Piave, in seguito alle guerre napoleoniche si stabilì in queste terre vicino al fiume Zero, per lavorare a mezzadria i terreni di proprietà dei conti Marcello.

A quel tempo l’unica ricchezza erano le braccia per lavorare che, unite all’esperienza,  erano la forza di ogni famiglia contadina.

Si formava allora un legame particolare tra la terra e gli uomini che la lavoravano: l’amore per la terra e gli animali, la fatica e la passione per questo lavoro erano sempre ripagate dal pane quotidiano che la natura non faceva mai mancare, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione.

In questo modo passarono gli anni, le epoche, le guerre, i secoli; con fatica la famiglia Donadel riuscì a cambiare dalla mezzadria all’affitto, fino poi, tra mille difficoltà, ad avere un piccolo appezzamento di proprietà.

Il legame con la terra è ancora oggi un sentimento molto vivo in quella famiglia; per questo hanno scelto di portare avanti questo lavoro, con passione lavorando sette giorni su sette, convinti che il loro futuro parta dalla loro terra.

Una famiglia per la quale non trovi altro aggettivo che “patriarcale”, nella quale tutti sono coinvolti nel lavoro della terra, nella cura del bestiame, e nella preparazione del cibo di ogni giorno.

Come definirla altrimenti quando vedi al lavoro, sotto gli occhi compiaciuti di mamma Teresa e zio Luigi, della precedente generazione che gli ha lasciato il testimone, i cinque fratelli e una sorella -Nicola, Agostino, Filippo, Mario, Paolo e Sara-, con le loro rispettive famiglie, ognuno con un compito preciso e tutti che collaborano per far funzionare l’azienda.

Scusate se ho divagato, ma non si sarebbe capito il resto se non avessi fatto questa premessa.

E sì perché non eravamo saliti a Mogliano Veneto per conoscere l’anagrafe dei Donadel-Marangon o assaggiare il radicchio, ma perché Mario era alla ricerca di quella famosa perla ed essa doveva venire fuori…. dalla stalla.

Questa, infatti, è il cuore pulsante dell’attività’ della “Società Agricola Donadel e Marangon”,* fondata nel 1988 da Pietro e Luigi Donadel e Marangon Teresa, con l’intento di potenziare l’allevamento di mucche da latte.

Dopo 32 anni, l’azienda, giunta alla seconda generazione, ha un’organizzazione diversificata.

Sui circa 100 ettari, dai quali ricavano il 90% di quello che mangiano gli animali, sono allevati circa 300 bovini da latte e carne e una cinquantina di maiali cercando di rispettare il più possibile, ci tengono subito a dirci, l’ambiente rurale e il benessere animale.

Non sono parole, perché alzi lo sguardo e vedi che hanno installato un impianto fotovoltaico che produce circa un terzo dell’energia elettrica che serve; entri in stalla e vedi gli animali che dormono sulla paglia come una volta, garantendo un elevato benessere animale e producendo dell’ottimo letame che usano come concime per le coltivazioni.

Dalla stalla…le stelle, rubando il titolo a un libro di Roberto, i prodotti dell’allevamento, con filiera cortissima, sono lavorati, trasformati negli annessi laboratori in formaggi, rigorosamente a latte crudo, (Nicola ne ha inventati una ventina di tipi), salumi (una quindicina di tipi), carne che, insieme a yogurt e latte crudo, sono venduti nel negozio aziendale.

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I clienti che frequentano, sempre più numerosi, Cà Donadel, sanno di trovare lì prodotti freschi e genuini.

Non a caso all’entrata funziona anche un distributore di latte.

E se non è una gioielleria…gastronomica questa.

Il rispetto per il consumatore, il desiderio di offrirgli prodotti di qualità legati al territorio li ha spinti, a un certo momento, a pensare di tornare all’antico e cioè ad  alimentare le vacche con erba e cereali come una volta.

Il sogno sarebbe stato di poter mandare le vacche al pascolo, alpeggiare, appunto.

Ma le condizioni aziendali non lo permettevano; non sapevano di preciso come fare, perché questo tipo di allevamento andava di là dalla loro memoria storica, completamente dimenticata.

Si sono guardati intorno e hanno scoperto che questo progetto esisteva già ed era il Latte Nobile.

Ecco dunque il motivo per il quale, con Roberto, dietro invito di Mario, circa 4 anni fa, siamo saliti a Mogliano per visitare l’azienda, discutere, prelevare campioni di latte e fieno.

Ci siamo subito accorti che i nostri interlocutori era gente seria e motivata per cui ne è nata subito una collaborazione che ha portato, dopo qualche tempo, a quella che ai Donadel piace chiamare “la rivoluzione dell’erba”.

A una mandria selezionata hanno applicato il Disciplinare del LN (almeno 70% di erba o fieno di almeno 4 specie diverse e cereali scelti). (Per inciso, qualche giorno fa le vacche hanno assaggialo la prima erba; per vederle all’opera vai su https://www.facebook.com/lattecadonadel/videos/1524542377694194/).

Dice Mario: “La produzione è calata di quasi il 50%, ma il latte prodotto in questa maniera è qualcosa di molto diverso da tutto quello che abitualmente si trova sul mercato”.

Se vi trovate da quelle parti e fate un salto a Cà Donadel, troverete ora, accanto al vecchio distributore di latte, quello nuovo con il Latte Nobile.

È la perla che mancava nella “gioielleria”.

Ecco un esempio concreto di come potrebbe essere la zootecnia del futuro: aziende che producono latte e carne con due metodi diversi in modo da offrire al consumatore lo stesso latte da bere o formaggio con due livelli di qualità e due prezzi diversi.

Come si fa nel mondo del vino. Quando il consumatore entra nel caseificio di Donadel può scegliere non solo fra le diverse tipologie ma anche fra i diversi livelli qualitativi.

Evviva la democrazia!

L’azienda aderisce al Consorzio ME.NO e Mario fa parte del CdA