La patata di montagna pretende prezzi “alti”

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Si è tenuta a Pizzoferrato, in provincia di Chieti, il meeting sulla pataticoltura nelle aree montane, organizzata dall’Associazione Nazionale Città della patata con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Regione Marche e Abruzzo.

“Bisogna sostenere e sviluppare la qualità delle produzioni e dei territori nei quali il tubero più famoso al mondo è il vero protagonista della vita sociale, culturale ed economica” spiega Marcello di Martino, già consulente della città del vino e delle grotte e dal 2020 anche della patata.

L’associazione, istituita in pieno Covid, “vuole dare voce a tutte quelle piccole aree montane, dislocate in aree marginali e ad altitudini notevoli, che da sole non riuscirebbero a parlare, ma che riunite in un unico coro, possono, invece, dare un tono deciso per far valere la qualità dei prodotti della loro terra”.

Sono tutte produzioni di patate realizzate in condizioni non particolarmente favorevoli, caratterizzate da basse rese e dall’assenza di pratiche agronomiche che prevedano l’irrigazione. Ed oggi sono già diciannove i comuni, che dal Piemonte alla Sardegna attraversando la Sila, le montagne abruzzesi e lucane ispirano la propria conduzione agricola in base a questa metodologia.

“Riunirle sotto un unico cappello significa non solo tutelare la loro cultura e le tradizioni autoctone, ma soprattutto dare valore ai prodotti tipici e alla conseguente imprenditoria locale”, è inesorabile, infatti, lo spopolamento di questi luoghi a causa della mancanza di lavoro giovanile, mentre chi rimane, invece, e’ costretto ad offrire i propri prodotti a prezzi che svalutano la loro stessa qualità “come trovare una cassetta di patate a 1 € al chilo”.

E’ vero, queste realtà di certo non possono essere competitive con quelle delle aree di pianure visto che “qui le rese di prodotto sono significativamente inferiori” e tali quindi da non riuscire a soddisfare le richieste di una grande distribuzione, ma è altrettanto vero che sono proprio le basse rese a determinare la loro correlata qualità “recenti ricerche sul tenore dei polifenoli presenti nelle patate a basse rese hanno dimostrato come il gusto e la persistenza sia strettamente dipendente dal numero di queste molecole che tendono ad aumentare al diminuire delle rese della terra” afferma Roberto Rubino Presidente dell’Associazione Nazionale Formaggi Sotto il cielo (ANFOSC).

Rubino, chiamato come ospite durante la manifestazione, ha sostenuto, così, con decisione, l’equazione basse rese uguale gusto dimostrandola attraverso un panel di assaggio di patate di diversa origine geografica e di differenti rese unitarie.

“Esiste una stretta relazione tra la maggiore persistenza che si avverte in bocca e la causa, che, appunto, è determinata dalla nutrizione del tubero, migliore in considerazione della resa per ettaro”.

Se tutto quanto allora è vero, bisogna solo “diffondere il verbo” e insilare nelle menti anche dei consumatori che il prezzo delle materie prime non può sempre essere uguale. La qualità deve essere riconosciuta attraverso un gusto e anche attraverso un prezzo che sappia valorizzarlo. Ed è per questo che durante la giornata a Pizzoferrato si è ricordato il lavoro già svolto dall’Associazione, attualmente in lizza anche per essere iscritta nel Registro delle Associazioni di Comuni di Identità, e quello che intende perseguire in futuro.

“Vogliamo dare vita ad un marchio “La Patata d’Asciutta” un riconoscimento ufficiale che dia visibilità e valore aggiunto alle produzioni di patate dei nostri 19 comuni affilati” continua di Martino, sul cui sviluppo e successo l’Associazione non potrà prescindere dalla sigla di un accordo di collaborazione con il Ministro del MASAF, Francesco Lollobrigida.

Ma nel frattempo le parole iniziano già a concretizzarsi in fatti e TuberCook è la proposta presentata all’Assessore all’agricoltura delle Marche Roberto Antonini “si tratta di una kermesse che, anche quest’anno, coinvolgerà tutti i comuni della Città della Patata e i loro istituti alberghieri dove i ragazzi saranno chiamati a preparare un pasto completo dall’antipasto al dolce con le patate dei loro comuni”.

Nel mentre però si lavora anche capillarmente sul territorio e così per far conoscere il lavoro e il valore dei prodotti delle comunità montane, a breve nelle stazioni di servizio autostradali troveremo “Patabox”: una confezione di patate contenente i tuberi proveniente dai diversi comuni dell’associazione. Prodotti che avranno finalmente un nome e una carta di identità ben conoscibile “una qualità che dovrà andare a stretto giro anche con il suo valore economico perché è necessario che il valore di questi prodotti sia certificata proprio per poter garantire agli agricoltori anche il giusto riconoscimento economico”.